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Diventare attori con il metodo di Sant'Ignazio di Loyola.

Updated: Sep 8, 2018




Scritti nel 1548 da Sant’Ignazio di Loyola gli Esercizi spirituali fondano la spiritualità dell’ordine dei gesuiti. Il libro è una sorta di manuale ad uso delle guide che condurranno le persone alla pratica degli esercizi spirituali.


Potremmo descrivere gli Esercizi Spirituali come un lungo periodo di ritiro, in cui fare discernimento sulla propria vita, meditando in silezio. Della durata di un mese circa, gli esercizi si dividono in quattro settimane: la prima settimana consiste nel fare una revisione di vita, nelle tre settimane successive vengono proposte delle “contemplazioni” che riprendono alcuni episodi della vita di Gesù nei Vangeli.


Come si svolgono queste “contemplazioni”: semplicemente immaginando la scena raccontata. Facendo appello ai cinque sensi (vista, udito, tatto, gusto, olfatto) e alla memoria; l’obiettivo è quello di ricostruire in modo vivido la scena da contemplare.


Cosa c'entra tutto questo con la recitazione?


Il grande regista cinematografico russo Sergej M. Ejzenštejn, famoso per l'arcinota "Corazzata Potiomkin" e per il film "Ottobre", in pieno Novecento, mise a confronto il metodo contemplativo di Sant’Ignazio di Loyola con il metodo dell’attore trasmesso da Stanislavskij. Ejzenštejn tentò di trovare negli Esercizi spirituali, un antenato al metodo Stanislavskij.


Stanislavskij è il fondatore del famoso metodo per attori, dal quale deriva anche quello dell'Actor Studio di Strasberg, il metodo degli attori di Hollywood. Secondo Stanislavskij l'attore deve saper attingere al proprio bagaglio emotivo per vivere realmente sulla scena le stesse emozioni del personaggio che interpreta.


L’unica differenza riconosciuta tra i due metodi è che mentre in Stanislavskij questo processo ha una finalità teatrale, negli esercizi ignaziani non c’è lo scopo di esternare, mettere in scena, le emozioni vissute. L'obiettivo degli esercizi è imparare a conoscere le proprie emozioni per distinguere quelle che sono suscitate da Dio da quelle che hanno altri motori, psichici o spirituali. Per il resto i due metodi sono praticamente identici.


L’autenticità del sentimento provato durante la meditazione o la recitazione è fondamentale in entrambi. Questo obiettivo si raggiunge mediante l’applicazione delle cosiddette “tres potencias” in Ignazio di Loyola: la memoria, l’intelligenza e la volontà o amore. Con la memoria richiamo l’argomento, mi ricordo, con l’intelletto lo analizzo, lo esamino e con la volontà vi aderisco affettivamente.


Stanislavskij a sua volta indica tre motori della vita psichica: l’intelletto, la volontà e il sentimento. L’intelletto si propone una passeggiata in città, con la memoria ci si rappresenta la passeggiata basandosi sui ricordi, i ricordi sono legati ai sentimenti che poi spingono a prendere una decisione nel momento presente: “No oggi non mi va!”


L’integrità della personalità fisica viene a sua volta scomposta secondo le sfere dei sensi. Ciascuna di esse elabora immagini visive, sonore, olfattive, tattili e di gusto. Da tutte queste immagini sorge un’immagine definitiva di una forza invincibile. In particolare questo avviene sia durante il lavoro di “composizione del luogo” negli Esercizi Spirituali che nel lavoro di immedesimazione dell’attore.


L’immedesimazione totale (l'incarnazione), nel ruolo e nell’immagine mentale, sono la prerogativa per penetrare nel personaggio da interpretare, così come per penetrare nella “contemplazione” dell’episodio evangelico.


Sant’Ignazio di Loyola ha associato vita affettiva e vita spirituale, molto tempo prima della comparsa della psicologia, a cui anche Stanislavskij attinge a piene mani. Ignazio è fedele in ciò alla concezione cristiana dell’uomo, una concezione dell’essere umano come corporeo, affettivo e spirituale a un tempo. Quando Dio si rivolge all’uomo, lo fa di rado in diretta, piuttosto passerà attraverso la nostra affettività e la nostra intelligenza. Attraverso la percezione delle nostre emozioni prendiamo coscienza delle mozioni dello Spirito nel nostro cuore. Il cristiano viene così esortato a conoscersi, a non liberarsi dai sensi o dall’immaginazione, ma a fondarsi su di essi per entrare in relazione con Dio.

 
 
 

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