San Francesco, il frate VIP
- Francesco Marcolini
- Sep 7, 2018
- 4 min read
Updated: Oct 4, 2018

Cosa c’entra san Francesco con gli attori? È proprio lui che si definisce “giullare di Dio” e lo era sul serio.
Chi erano i giullari? In poche parole potremmo definirli gli "artisti di strada" del Medioevo, ma non solo, erano qualcosa di più. Attori, mimi, giocolieri, cantastorie, si esibivano nelle piazze o a corte, ponendosi come mediatori tra la cultura alta e il popolo. Dario Fo e Roberto Benigni sono oggi gli artisti italiani che per fama possiamo avvicinare immediatamente ai giullari.
Ma torniamo a San Francesco, è proprio Dario Fo che ci parla di lui dicendo: “Della giullarata Francesco conosceva la tecnica, il mestiere e le regole assolute: sembrava conoscesse il gioco del ribaltone, la pantomima, il mimo.” spiega: “Sappiamo pure che cantava, recitava e “di tutto lo suo corpo fasea parola” come testimonia un cronista del suo tempo”. Un costume povero, un continuo ricorso all’espressione corporea e una particolare sensibilità per la poesia fanno di Francesco un vero e proprio performer.
Come i giullari del tempo per farsi capire usava un linguaggio misto, una sorta di “grammelot”, mescolando suoni onomatopeici (il giubilo) con parole attinte dalle lingue volgari e dal francese, il tutto condito con la proverbiale gestualità italiana.
È Tommaso da Celano, uno dei suoi più noti biografi che ci racconta:
“A volte si comportava così. Quando la dolcissima melodia dello spirito gli ferveva nel petto, si manifestava all'esterno con parole francesi e la vena dell'ispirazione divina, che il suo orecchio percepiva furtivamente traboccava in giubilo alla maniera giullaresca. Talora (come ho visto con i miei occhi) raccoglieva un legno da terra, e mentre lo teneva sul braccio sinistro, con la destra prendeva un archetto tenuto curvo da un filo e ve lo passava sopra accompagnandosi con movimenti adatti come fosse una viella, e cantava in francese le lodi del Signore. Bene spesso tutta questa esultanza terminava in lacrime ed il giubilo si stemperava in compianto della passione del Signore. Poi il Santo, in preda a continui e prolungati sospiri ed a rinnovati gemiti, dimentico di ciò che aveva in mano, rimaneva proteso verso il cielo.”
Nel fraticello di Assisi non si possono distinguere la tecnica dell'attore, dall’ebbrezza divina.
Per le strade Francesco va recitando i Vangeli, riscoprendone la vocazione orale e narrativa. Dal momento che solo i chierici avevano il permesso di predicare (secondo dei formulari precostituiti e rigidi), in un contesto storico in cui si andavano diffondendo numerose eresie, tanto che l’Inquisizione era dovuta intervenire nel tentativo di arginare il fenomeno, il fatto che un “uomo qualunque” andasse per le strade raccontando il Vangelo a mo' di giullare, creava non pochi problemi, anche per questo, ci racconta sempre Dario Fo, il santo spericolato andò dal Papa a impetrarne il nulla osta.
Erich Auerbach uno dei più grandi filologi del Novecento in “Mimesis” scrive di San Francesco: “tutto quello che fece fu una rappresentazione; e le sue rappresentazioni erano di tale forza che egli trascinava con sé tutti coloro che lo vedevano.”. Come i profeti della Bibbia accompagnavano l’oracolo a dei gesti precisi che raffiguravano gli eventi annunciati, così Francesco agisce "drammatizzando" quando è mosso dalla fede. Pensiamo a quando si è spogliato completamente davanti alla città e al vescovo, per restituire a suo padre i vestiti e seguire l’unico vero Padre del cielo.
Gilbert K. Chesterton lo indica come uno dei fondatori del teatro medievale e quindi del teatro moderno. Il presepio vivente, che possiamo definire come la rappresentazione teatrale della nascita di Gesù, l’ha voluto ed inventato proprio San Francesco.
San Francesco è anche poeta, numerose sono le Laudi che egli compone. In Italia, nel Medioevo, non c’era un teatro specifico, come quello dell’Antica Grecia o quello romano, ma progressivamente dalla forma poetica della Lauda, così come dalla liturgia pasquale, si svilupparono le Sacre Rappresentazioni. Il “Cantico delle Creature” di frate Francesco è considerata tra le prime composizioni in volgare nella storia della nostra letteratura. Nella Leggenda Perugina, una delle fonti della vita del santo, si racconta che proprio durante la composizione di questa Lauda, san Francesco fonda la “Compagnia dei giullari di Dio”:
“Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. (…) E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse: «Altissimo, onnipotente, bon Segnore...». Francesco compose anche la melodia, che insegnò ai suoi compagni . Il suo spirito era immerso in così gran dolcezza e consolazione, che voleva mandare a chiamare frate Pacifico (che nel secolo veniva detto "il re dei versi" ed era gentilissimo maestro di canto), e assegnargli alcuni frati buoni e spirituali, affinché andassero per il mondo a predicare e lodare Dio. Voleva che dapprima uno di essi, capace di predicare, rivolgesse al popolo un sermone, finito il quale, tutti insieme cantassero le Laudi del Signore, come giullari di Dio. Quando fossero terminate le Laudi, il predicatore doveva dire al popolo: «Noi siamo i giullari del Signore, e la ricompensa che desideriamo da voi è questa: che viviate nella vera penitenza». E aggiunse: «Cosa sono i servi di Dio, se non i suoi giullari che devono commuovere il cuore degli uomini ed elevarlo alla gioia spirituale? ».
In san Francesco: il performer, il profeta, il poeta e il santo convivono. Perché questa è la vocazione di ogni artista: parlare al cuore degli uomini ed elevarli.



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