top of page

Lo spettacolo della Passione.





La Pasqua è la festa più importante della religione cristiana.


Fin dal Medioevo soprattutto in Italia la liturgia pasquale cambia e diventa più “teatrale”. Di questa tradizione ne restano i segni ancora oggi, anche nelle parrocchie meno vitali: la processione con i ramoscelli di olivo e la lettura del Passio la domenica delle Palme, la lavanda dei piedi il Giovedì santo, l’adorazione della Croce il Venerdì, la Veglia Pasquale, ecc. 


Drammatizzare la liturgia non equivale a trasformarla in uno spettacolo teatrale, piuttosto indica una maggiore attenzione all’esteriorità ed espressività della liturgia: processioni, testi strutturati a dialogo; la riproduzione o imitazione dei gesti di Gesù, ecc, con l’obiettivo di immergersi e rivivere emotivamente, in modo più profondo gli eventi centrali della salvezza e quindi della fede cristiana.


Queste liturgie drammatiche si sono sviluppate nel tempo in vere e proprie rappresentazioni. Esempi di questi “spettacoli” li possiamo ritrovare ancora sparsi per tutta l’Italia durante la Settimana Santa.


I drammi liturgici e le sacre rappresentazioni avevano la funzione di colmare delle distanze: quella da un Dio indifferente alla sofferenza dell'uomo e quella da una fede appannaggio esclusivo di chierici e dotti. I drammi sacri hanno la stessa funzione delle immagini nelle Chiese, cioè quella di essere la bibbia di tutti, di trasmettere un sapere, un'esperienza, un racconto con un linguaggio comprensibile a chiunque. La liturgia era in latino, i drammi liturgici in volgare.


Anche oggi, nonostante il codice comunicativo sia lo stesso, nel senso che i sacerdoti celebrano nella stessa lingua dell'assemblea, sembra ci sia bisogno di recuperare una forma comunicativa che colmi la distanza tra sacro e quotidiano.

In un mondo in cui la comunicazione è continuamente in evoluzione, dobbiamo trovare un linguaggio più efficace per toccare i cuori e la vita delle persone.


Oggi come allora è fondamentale fare esperienza che Dio è vicino all'uomo anche nei momenti più duri della sua vita come la sofferenza e la morte.

 
 
 

Comments


bottom of page